Un venerdì notte


    Ci troviamo in un campeggio nella periferia di una cittadina chiamata Tepoztlan. Tepoztlan si trova in Mexico a circa un’ ora di autobus a sud di Città del Mexico.
Il campeggio si trova in un boschetto a nord-est della cittadina ed è fiancheggiato sul suo lato settentrionale da una catena di monti che si estende lungo l’ asse occidente-oriente. Questi monti, le cui cime si ergono quasi verticalmente ad un’ altezza di 2 o 3 cento metri dal livello del campeggio, tranne che per qualche passo che le acque hanno conquistato, possono essere scalate solo con attrezzatura da alpinismo o da professionisti di free-climbing.
Il campeggio si trova ai piedi di una porzione di queste montagne che si estende per qualche chilometro. Su una delle cime di questa catena, si trovano i resti di un villaggio e di un tempio Azteca. Questo tempio, come tutta la zona limitrofa, è carico dell’ energia accumulatasi nel corso di generazioni di rituali, che sono stati celebrati per secoli dalle popolazioni pre-ispaniche.

A questo punto, conviene aprire una piccola parentesi per coloro che leggendo la parola “energia” si sono allarmati di scetticismo: questa storia è stata scritta da una persona che era presente ed ha partecipato attivamente agli avvenimenti narrati. Per credere nella veridicità di questa storia, c’ è bisogno di un poco di quella che può essere definita come “fede spirituale”. Ora, senza dare giudizi di bene o male (che sarebbero solo catene alla libertà di pensiero), ci sono persone che non possiedono questa fede. A queste persone che crederanno di trovarsi davanti una storia di fantasia, possiamo dire che quasi tutti coloro che hanno partecipato attivamente agli avvenimenti di questa storia, hanno sentito gli effetti di un potere extra-sensoriale che non può essere spiegato scientificamente. Qualcuno potrebbe pensare che è solo un auto-suggestionamento: poiché sono stato coinvolto direttamente, sarei stato vittima dell' auto-suggestionamento anch' io; e non c' è modo per me di dimostrare che questo non è il caso.
Detto questo, posso andare avanti con la storia.

     Il campeggio si trova a circa un chilometro ad est del tempio (anche se molto più in basso).
Nei giorni che hanno preceduto il Venerdì del quale racconto, era in corso nel campeggio un festival-conferenza sul calendario Maya. La conferenza è durata esattamente una settimana (da Domenica a Sabato). La settimana era divisa quasi a metà dal plenilunio, che faceva parte dei festeggiamenti.
Il numero di persone presenti sarà stato di qualche centinaio, e benchè la maggioranza fossero locali, erano rappresentati anche vari paesi europei oltre a vari paesi del continente americano. C’ è da dire che durante tutta la conferenza, c’ è stato un intercambio di persone che andavano via e venivano, a seconda degli impegni che la vita dava loro.
La conferenza era molto incentrata sull’ astrologia Maya e sulla numerologia. La partecipazione sembrava discreta (il narratore di questa storia si è astenuto dal partecipare alla conferenza astrologica per motivi che non hanno niente a che vedere con questa storia), anche se non è possibile dire quali sono stati i frutti che sono stati raccolti da coloro che partecipavano.
Politicamente, non c’ erano idee che si distaccavano molto da quella che è l’ autogestione o anarchia. Le persone erano divise in vari gruppi più o meno numerosi. Inoltre, in certi momenti venivano creati gruppi artificiali di persone che appartenevano allo stesso segno astrologico. Artificiali perché le persone non si riunivano in modo spontaneo, e non si sarebbero riunite se non fosse stato detto loro di riunirsi in accordo con il loro segno astrale. Con questo non vogliamo passare giudizi su queste riunioni, che oltretutto, a giudicare dalla voglia delle persone a parteciparvi, sembravano essere molto interessanti.
Alla fine della giornata, c’ era una gran riunione totale. In essa si riuniva, ed allo stesso tempo si liberava, l’ energia di tutti i partecipanti. Dopo di che, le persone tornavano a riunirsi nei gruppi di partenza, o comunque in modo interamente libero e spontaneo.
L’ atmosfera che si respirava, era pacifica e piena di amore. L’ amore veniva decantato e ricercato come portatore di armonia e felicità. La credenza è che esistono due tipi di energia: una buona ed una cattiva. L’ uomo le possiede entrambe, però è in grado di dominarle, così che, idealmente, può scacciare ed estinguere quella cattiva, ed allo stesso tempo può esaltare quella buona. L’ amore è l’ arma che ci permette di estinguere l’ energia cattiva. C’ è da dire che l’ energia è presente in tutte le cose (sia organiche che inorganiche). Così, esistono delle energie esterne e non è solo l’ energia dell’ uomo che deve essere dominata e usata nel modo giusto. Il processo che ci permette di raggiungere l’ armonia e la felicità è chiamato purificazione. La purificazione consiste nell’ eliminazione dalla nostra vita dell’ energia negativa. La purificazione può essere ottenuta in vari modi: attraverso la preghiera o la meditazione; può essere ricercata nella solitudine o nell’ armonia di gruppo; a seconda dell’ inclinazione e del carattere della persona che la ricerca. L’ energia negativa viene dimenticata, così non vengono sprecate energie che allo stesso tempo andrebbero ad incrementare la sua forza.
Questo era uno degli scopi di questo festival. Tutto era diretto verso l’ esaltazione della fraternità e dell’ amore. Si potrebbe dire che il volere è magia, così si riunivano i “voleri” delle persone per creare un’ ambiente purificato, dove non solo lo spirito umano, ma anche tutto quello che lo circonda è in armonia. Il fuoco, che è l’ elemento energia, veniva utilizzato come purificatore ed allo stesso tempo, come fornitore di energia (che poteva essere assorbita ed utilizzata in accordo con il volere di chi la assorbiva). Così, un fuoco è stato tenuto acceso per tutta la durata del festival.
Questo fuoco, ed il suo guardiano, avevano anche la funzione di protettori del festival.

     Quel giorno, subito dopo il tramonto, il nostro gruppo si è riunito attorno al fuoco che di notte alimentavamo. Questo fuoco era di fronte alla tenda dove dormiva una parte del gruppo. La tenda era per 5 persone, ma in realtà solo 2 persone la utilizzavano. Questi 2 erano un ragazzo ed una ragazza che si intrattenevano in termini più amichevoli di una semplice amicizia. Loro 2 sono andati a dormire presto, anche perché lei non si sentiva molto bene.
Quel giorno al nostro gruppo si erano aggiunte 4 persone. Questi erano amici, e sono venuti assieme al ragazzo di una ragazza che stava nel nostro gruppo. Questi ultimi due, dopo un po’ di tempo si sono appartati e sono andati a dormire, mentre i 4 sono rimasti vicino al fuoco. Oltre a loro sono rimaste 5 o 6 persone più il medesimo. Di questi ultimi, due sono andati a dormire prima di mezzanotte, perché erano stanchi in quanto appartenevano al gruppetto che la notte precedente aveva aspettato l’ alba. Di questo gruppetto facevamo parte anche io, Dragonfly, il Familia, Ricciolo ed altri due ragazzi che erano andati via (i nomi ovviamente sono fittizi, in quanto non mi ricordo bene quelli reali).
All’ inizio della serata noi quattro siamo andati in giro un po’ per il campeggio insieme, anche se io a tratti mi isolavo (come è mia abitudine, in quanto mi piace anche passare dei momenti in solitudine).
Più tardi, qualche ora dopo la mezzanotte, solo io dei 4 ero ancora sveglio. Così, dopo aver passeggiato un po’ nella notte piena di stelle, sono tornato al fuoco dove i 4 amici erano ancora svegli. Visto che il fuoco era quasi spento (per mancanza di legna), sono andato a fare un giretto nel bosco in cerca di legna secca, e sono tornato dopo averne raccolta un po’. Così, mi sono dedicato a mantenere il fuoco vivo, ed ogni volta che finiva la legna che avevo raccolto (non è facile trovare legna secca di notte, soprattutto quando sono già 5 giorni che circa una decina di fuochi consumano la riserva naturale del bosco) andavo a cercarne altra, e qualche volta mi aiutavano anche gli altri.
Ad un certo punto arriva un uomo: era magro e sarà stato alto 1.65m. I suoi capelli erano castani, non molto lunghi e lisci. La sua età doveva essere intorno ai 35 anni, anche se i tratti del suo viso erano stati induriti da una vita intransigente. Il suo sguardo era sicuro e tenace e le peculiarità del suo viso lo rendevano minaccioso.
Quest’ uomo, appena arrivato, s’ inchina davanti al fuoco allo stesso modo in cui i musulmani si inchinano in direzione della Mecca quando pregano. Però, la sua direzione non era quella della Mecca, perché puntava verso nord. In quella posizione recita una breve preghiera incomprensibile (perché recitata sottovoce e forse perché in un’ altra lingua). Dopo di che, si alza e chiede il permesso di unirsi al nostro fuoco, presentandosi come Jorge. Ovviamente, vista l’ atmosfera che regnava nel festival, non ci sono state obiezioni.
Allo stesso tempo, inizia a parlare con uno dei 4 amici, poiché l’ aveva incontrato qualche anno prima. Jorge parlava in termini molto cordiali e con molta confidenza, mentre l’ altro sembrava imbarazzato. Evidentemente, non c’ era un rapporto d’ amicizia, oppure questa passata amicizia era motivo d’ imbarazzo per l’ altro, vista la differenza di “classe” tra i due. Infatti, i 4 amici appartenevano alla classe borghese, mentre Jorge era un vagabondo. Così il borghese si sentiva a disagio di fronte ai suoi amici.
Contemporaneamente, Jorge va a sedersi di fronte alla tenda che si trovava ad ovest del fuoco. Tra Jorge e la tenda stava dormendo il Familia. Alla sinistra di Jorge stavano i 4 amici: il primo era vestito di rosso, era di media statura con capelli neri e ricci, la pelle scura, di età tra i 30 ed i 35 anni, e la sua apparenza era mite e tranquilla; il secondo era vestito con jeans blu e maglietta blu, era alto con i capelli quasi neri, corti e lisci, portava gli occhiali ed anche lui sembrava di età inferiore ai 40 anni, aveva l’ aspetto di un avvocato (anche se non so cosa faceva per vivere e nemmeno cosa facevano per vivere gli altri tre); il terzo era vestito con una maglietta bianca e jeans, anche lui sulla trentina di anni di età, aveva i capelli scuri, corti e lisci, la fronte alta ed era leggermente cicciottello (ma non obeso o grosso) e di statura media, dava l’ impressione di essere un commerciante o un rappresentante; il quarto era anche lui vestito con jeans e maglietta bianca, in più portava un piccolo sombrero, era più giovane tra i 25 ed i 30 anni, anche lui aveva i capelli scuri, corti e lisci, di statura media e leggermente muscoloso, a prima vista sembrava timido, ma non mancava di vivacità.
Visto che non mi ricordo i nomi, chiamerò il primo Moreno, il secondo L’ alto, il terzo Fronte-alta, il quarto Giovane.
Il Giovane era il più lontano da Jorge e sedeva alla mia destra. Io sedevo ad est del fuoco, così che formavamo un semicerchio sul lato settentrionale del fuoco. Dietro di me si era addormentato Dragonfly. Jorge stava parlando con Fronte-alta. Il resto stava ad ascoltare ed io seguitavo ad occuparmi del fuoco.
Fronte-alta continuava a conversare in modo riluttante e rispondeva con monosillabi o quasi. Così, dopo un po’ di tempo la conversazione si riduceva ad un monologo di Jorge. Lui inizia a raccontare della sua vita ed a parlare della libertà. Ad un certo punto, il Giovane si alza: la presenza di Jorge ed il suo modo di fare l’ avevano innervosito. C’ è da dire che Jorge parlava molto con falsa modestia, che a volte arrivava vicino all’ ironia, inoltre fissava le persone con uno sguardo fisso e penetrante. Così, il Giovane si allontanava dal fuoco, mentre Jorge continuava il suo monologo. Diceva di essere un musulmano, e parlava della fraternità fra gli uomini, ed infine della sofferenza dei fratelli palestinesi e afgani.
A questo punto torna il giovane, e mentre da un calcio al fuoco, dice che deve essere spento. Jorge subito si oppone e con diplomazia cerca di ottenere una votazione a maggioranza. Così a turno, chiede prima al Moreno e poi all’ Alto la loro opinione, ma loro si mostravano indecisi. A questo punto, intervengo io che non volevo spegnere il fuoco. Quindi, mi alzo per assumere una posizione più autoritaria, e dico loro che nessuno ha il diritto di spegnere il fuoco (al quale, peraltro, mi ero occupato solo io da un bel po’ di tempo), e che lo spirito del fuoco, che non stava facendo del male a nessuno, aveva il diritto ad essere lasciato in pace.
Era evidente che il Giovane voleva mandare via Jorge, e non era veramente interessato a spegnere il fuoco. Così, dopo aver ascoltato quello che io avevo da dire, lui stesso ha lasciato cadere l’ argomento. Il fuoco era per il momento salvo, però era rimasta pochissima legna, ed io non avevo voglia di andare a raccoglierne dell’ altra, perché volevo vedere come si evolveva la situazione.
Il Giovane, che era rimasto inquieto, continuava a camminare avanti ed indietro vicino al fuoco ed ai suoi amici, con l’ aria minacciosa. Era evidente che volontariamente o meno, Jorge era la causa della negatività che si era venuta a creare. Ad essere giusti nei confronti di Jorge, non è che lui avesse ancora fatto qualcosa di cattivo, o avesse detto qualcosa esplicitamente offensiva. Però la sua falsa umiltà dava fastidio e disturbava l’ armonia che era presente prima del suo arrivo, e soprattutto il suo sguardo disturbava la tranquillità del giovane.
Intanto arriva una ragazza. Questa ragazza proveniva da un fuoco non molto distante dal nostro, dove il giovane era andato ed aveva raccontato della presenza di Jorge. Questa ragazza ci chiede se va tutto bene. Jorge dice immediatamente di sì, mentre gli altri sono un po’ esitanti (però alla fine dicono di sì anche loro). Io non ho detto niente, e la ragazza non l’ ha nemmeno notato (evidentemente era venuta per un motivo ben preciso, ed io non ero parte di quel motivo). Intanto, il fuoco si era quasi spento. La ragazza notando lo stato di abbandono del fuoco ci chiede come mai esso è trascurato. Nessuno risponde, dopo quasi un minuto di silenzio, Jorge, accorgendosi che non c’ era più legna, risponde che dobbiamo andare a raccogliere della legna. Allo stesso tempo prende gli ultimi rimasugli di legna che erano rimasti sparsi qua e là vicino al fuoco, e li mette nel fuoco. Però, li mette in un modo che impedisce loro di infiammarsi. La ragazza si accorge di questo e lo fa notare a Jorge. Lui si difende professando di non essere in grado di accudire al fuoco in maniera migliore, ed invita la ragazza ad accudire al fuoco lei stessa (visto che lei senza dubbio lo sa fare meglio di lui). La ragazza gli dice che questo non è il suo fuoco (della ragazza) e che non spetta a lei il compito di prendersi cura di esso. Inoltre aggiunge che se lui (Jorge) vuole stare vicino ad un fuoco, deve imparare a prendersene cura. Dopo di che, lei si allontana, e torna verso il suo gruppo.
Quando la ragazza era già abbastanza lontana da non essere visibile, Jorge si alza e chiede se qualcuno era disposto ad aiutarlo a raccogliere della legna. Nessuno era disposto ad aiutarlo, così, Jorge andò da solo a raccogliere la legna. Io, che da quando avevo difeso il fuoco non avevo aperto bocca, non mi sono mosso perché avevo deciso di essere neutrale, inoltre cominciavo a provare qualche pregiudizio nei confronti di Jorge. Per il suo modo di fare molto aggressivo (poiché, per essere uno che usava il linguaggio della persona umile, usava un tono pieno di autorità); inoltre il fatto che aveva messo la legna sul fuoco in modo che essa non bruciasse (il che, non era stata una svista, ma un’ azione premeditata), mi aveva fatto capire che Jorge non era il tipo di persona che evita il conflitto con le altre persone, anzi sembrava proprio che era quello che andasse a cercare.

     Allo stesso tempo (quando Jorge era assente dal fuoco), Dragonfly, che si era svegliato, e si era alzato per andare a dormire nella sua tenda, mentre andava via ha esclamato: “Qua tira un brutta aria”.
Visto che Dragonfly aveva lasciato il sacco a pelo dove stava dormendo, io ne approfitto per stendermi un po’. Inoltre, così facendo, mi mettevo un pochettino in disparte, il che mi aiutava a restare neutrale.
Intanto Jorge ritornava con dei rami che aveva strappato ad alcuni alberi non molto distanti dal fuoco (i rami non erano secchi), il che mostrava anche che lui non aveva nessun rispetto per il bosco che ci stava ospitando.
Allo stesso tempo che Jorge comincia a mettere la legna che aveva portato sul fuoco, il Giovane accende un incenso e comincia a fare un rito di purificazione attorno al fuoco ed attorno a noi che eravamo seduti o coricati vicino ad esso; camminando prima intorno al fuoco, circondando poi con il fumo dell’ incenso tutte le persone ad una ad una (tranne Jorge, ovviamente), ed infine riprendendo il suo posto e purificando se stesso per un bel po’ di tempo.
Intanto Jorge aveva finito di disporre la legna sul fuoco. Questa disposizione mi ha colpito perché molto insolita: subito ho creduto di capire quello che Jorge voleva fare. Dopo aver finito di disporre la legna, Jorge si inginocchiava accanto al fuoco e recitava una preghiera incomprensibile, che a me sembrava più una formula magica. Dopo aver finito, si stendeva dicendo di voler andare a dormire.
Sul fuoco, prima che Jorge intervenisse, c’ era il tronco ti un albero morto ma che non era ancora secco, e che per questo non bruciava bene. Jorge, aveva rotto i rami e li aveva messi sul fuoco, però con uno aveva creato una specie di tridente a quattro punte. Questo “tridente” l’ aveva posto sul tronco che stava bruciando lentamente senza emanare fiamme. Il “tridente”, era stato messo sul fuoco, non perché bruciasse, ma per tenere sotto controllo i 4 amici (verso i quali era puntato).
Il Giovane, intanto continuava a difendersi con il suo incenso. Gli altri 3 continuavano a parlare senza accorgersi di nulla (o perlomeno non sembravano sospettare niente).
Io, invece, osservavo con curiosità tutti i movimenti di Jorge, mi ero accorto subito delle sue intenzioni, quindi ho cercato di animare il fuoco così da far bruciare il “tridente”. Però, sopra il tronco, esso era ben protetto, ed inoltre era ancora vivo e non bruciava facilmente. Quindi questo tentativo era destinato a fallire. Comunque, io, dopo un po’ di tempo, ho preso il tridente e l’ ho messo sulla brace. Però non ho cambiato la direzione del tridente (il che ripensandoci sarebbe stato saggio, però sul momento non mi è venuto in mente).
Evidentemente, Jorge aveva fatto lo sbaglio di non includere anche me come vittima del suo incantesimo, oppure io ero protetto da una forza almeno forte quanto quella del suo incantesimo. Io sono convinto che quest’ ultimo sia il caso, perché quella notte indossavo un talismano che avevo portato con me per alcuni anni ( ed era l’ unico ‘ornamento’ che utilizzavo). Il giorno dopo ho perso questo talismano. Può essere stata una coincidenza che l’ ho perso proprio il giorno dopo quella battaglia? Io credo di no, credo che il talismano ha assorbito tutta l’ energia negativa dell’ incantesimo e l’ ha portata lontano da me.

     Dopo un po’ di tempo, arrivano 4 o 5 persone. Alcune dal fuoco da dove proveniva la ragazza che era venuta in precedenza, altre provenivano dal fuoco “centrale”. Tra quest’ ultime, c’ era anche il guardiano del fuoco. Il guardiano del fuoco aveva la fisionomia caratteristica delle popolazioni che abitavano l’ America prima dell’ arrivo della catastrofe europea. Era alto, ben formato fisicamente, con i capelli lunghi neri e lisci, e sarà stato sulla trentina di anni di età. Inoltre, portava con se un pezzo di legno lungo poco più di mezzo metro, al quale era legata una fascia di stoffa rossa, che finiva con due lembi svolazzanti di circa 30 centimetri. Questo legno era lo scettro del potere del fuoco.
Il guardiano prende subito la parola e dice: “Mi è stato riferito che in questo fuoco c’ è qualcuno che disturba l’ ambiente creando energia negativa.” Nel frattempo sofferma il suo sguardo su Jorge. Dopo un po’ di tempo, visto che nessuno apriva bocca, continua dicendo: “Il fuoco centrale si è appagato e sembra rifiutarsi di bruciare. Noto che anche il vostro fuoco è appagato. Se c’ è qualcuno che vi disturba, non dovete aver paura di lui, perché c’ è l’ energia del fuoco che ci protegge.” Allo stesso tempo alzava e ci mostrava lo scettro che teneva in mano. Ma il silenzio continuava: sembravano tutti paralizzati. Dopo più di un minuto di silenzio, il Giovane si alzava e mostrando con la mano Jorge diceva: “Sta dormendo lì.”
Il guardiano riprende: “Vi sentite tranquilli a lasciare che lui dorma qui, oppure vi disturba la sua presenza?” Nessuna risposta... “C’ è qualcuno che lo conosce tra di voi?” Fronte-alta allora dice che l’ aveva incontrato ad un festival qualche anno prima. “Quindi non lo conosci bene e non è un tuo amico.” Gli suggerisce il guardiano. Fronte-alta conferma.
Il guardiano allora prosegue: “Bene, se voi vi sentite sicuri a dormire assieme a lui, e non avete paura che lui mentre dormite si alzi e faccia qualcosa di malvagio. Se vi fidate e non vi disturba, allora lasceremo che lui dorma con voi. Se invece questo non è il caso, allora non dovete far altro che dirlo, e noi con il potere del fuoco lo cacceremo via.”
Dopo circa un minuto di silenzio, il guardiano stava per andar via, perché, come dice il proverbio ‘chi tace acconsente’. A questo punto però intervengo io.
Fino a quel punto ero stato in disparte e neutrale perché volevo vedere come si comportavano loro e se l’ incantesimo che aveva fatto Jorge aveva alcun effetto.
Ormai era evidente che i tre amici che non si erano protetti, erano stati bloccati da qualcosa. Questo perché sin dal primo momento in cui era arrivato Jorge era stato evidente un certo disagio nei 4 amici, però solo uno di loro (il Giovane) che si era allarmato ed aveva avuto paura, aveva cercato di allontanarlo dal nostro gruppo. Eppure anche gli altri 3 avrebbero voluto allontanarlo, solo che non hanno avuto la forza di parlare.
Certamente non era la paura di essere sopraffatti fisicamente che li tratteneva. Quindi qualche altra spiegazione è necessaria per spiegare il loro comportamento: o la loro forza di volontà stava combattendo con qualche altro tipo di forza, il che le impediva di intervenire in quello che stava succedendo intorno a loro; oppure, preferivano sopportare la presenza di Jorge, piuttosto che dichiarare apertamente la loro antipatia nei suoi confronti (anche questo sopportare, in fondo, deriva da una debolezza spirituale).
Il tridente di Jorge stava bruciando lentamente ed era ancora intero quando è successo tutto questo, quindi non è da escludere che abbia esercitato la sua influenza sui 3 amici. Io che ero presente ed ho ossevato il loro comportamento, sono convinto che i 3 amici sono stati influenzati dall’ energia del tridente.
Comunque, visto che non ho modo di dimostrare quello che sto affermando, perché sarebbe necessario far vivere dall’ esterno a chi legge la storia che sto raccontando (ma questo è impossibile), allora è necessaria un po’ di fede da parte di chi legge.
Così, visto che i 3 amici non erano disposti ad intervenire, io ero intervenuto. Non è che provavo alcun sentimento di avversione o antipatia nei confronti di Jorge, anzi per me era una persona interessante, perché, al di là del fatto che potevo condividere o meno le sue idee (che tra l’ altro, ho intravisto solo in modo molto superficiale), Jorge possedeva un certo carisma (tipico di una persona spiritualmente forte) ed era senza dubbio, per esperienza e conoscenza di se stesso e dell’ energia che muove l’ universo, ad un livello superiore a quello di qualsiasi membro del nostro gruppo (compreso chi scrive). Quindi, pensavo che osservandolo avrei potuto imparare qualcosa, ed è proprio questo che ho fatto. Però, quando mi sono accorto che lui stava usando la forza per restare nel gruppo, mi sono sentito a disagio perché non riuscivo a capire perché lo stava facendo e cosa avesse da guadagnare. Se voleva solo stare vicino ad un fuoco (come aveva dato ad intendere all’ inizio quando era arrivato), avrebbe evitato di assumere un atteggiamento provocatorio nei confronti delle persone che lo stavano ospitando. Questo, al di là del fatto che le persone gli fossero simpatiche o meno; perché nessuno l’ ha costretto ad unirsi al nostro gruppo ma si era auto-invitato, e nessuno lo tratteneva se voleva andarsene. Quindi, se c’ era qualcuno che doveva adeguarsi, dovrebbe essere stato lui e non gli altri. Ma lui invece ha preferito usare la forza, così non mi è stato più possibile restare neutrale. Perché, non sapendo dove volesse arrivare, era meglio cercare di fermarlo subito anzichè aspettare e magari ritrovarmi nella situazione che è ormai troppo tardi per cercare di fermare gli eventi.
Così, anche se non ho detto niente, ho subito cercato di fermare l’ incantesimo di Jorge (anche se non credo di esserci riuscito) e quando il guardiano stava per andare via sono intervenuto dicendogli: “Non è evidente che c’ è qualcosa che disturba l’ ambiente dal fatto che sei dovuto venire qui?” e lui mi risponde: “In che senso?” “Semplicemente” gli ho detto io “dal fatto che le altre sere non sei venuto a chiederci se tutto andava bene, perché sei venuto proprio stasera? Ovviamente perché senti che c’ è qualcosa che non va.” E lui: “sono venuto perché mi hanno detto che c’ è un intruso” “Io credo che dovresti parlargli, è evidente che lui ha un effetto negativo sulla tranquillità di questo gruppo, questo al di là del fatto che questa è la sua intenzione o meno.”
Allora lui, che evidentemente stava solo cercando una scusa per cacciarlo, si avvicina a Jorge. Jorge stava solo facendo finta di dormire, perché allo stesso tempo si alza di scatto per confrontare il guardiano.
Il Giovane appena vede che Jorge si alza di scatto gli si avvicina con aria molto minacciosa. Però il guardiano gli fa segno di mantenere la calma e comincia a parlare con Jorge, dicendogli: “La tua presenza qui sta disturbando la tranquillità di questo gruppo e di tutto l’ accampamento, quindi devi andare via. C’ è molta energia negativa in te. Io ti consiglio di andare in queste montagne dove esistono molti luoghi sacri, lì potrai purificarti.”
Jorge non gli dice niente con la bocca, però cerca di fulminarlo con un sguardo che era allo stesso tempo carico di sprezzo, di rabbia e di ostilità. Allo stesso tempo era evidente che Jorge stava valutando quale era il corso d’ azione migliore.
Il guardiano che non si era fatto per niente muovere dallo sguardo di Jorge, gli mostra lo scettro e gli dice che il potere del fuoco protegge il campo. Jorge a questo punto, si rende conto che ha di fronte un potere tanto forte o ancora più forte del suo, e non oppone più resistenza lasciandosi scortare fuori dal campo.
Subito dopo che Jorge viene portato via, il Giovane non riesce più a trattenersi e si sfoga con le lacrime abbracciando e ringraziando uno di quelli che erano venuti con il guardiano e che apparteneva al fuoco da dove era venuta la ragazza.
Questo ragazzo, mentre la ragazza era venuta da noi era andato a parlare con il guardiano ed era venuto insieme a quest’ ultimo.

     Dopo un po’ di tempo, il guardiano ritorna e ci chiede di far silenzio su quello che era appena accaduto, per evitare di introdurre un’ influenza negativa nell’ atmosfera del festival, ed allo stesso tempo ci invita a dimenticare quello che era successo ed a spostare i nostri pensieri su cose positive.
Io su questo punto non è che ero molto d’ accordo: per quello che mi riguardava, avevo vissuto un’ esperienza nuova ed avevo imparato qualcosa, quindi per essa mi sentivo più ricco. Così, piuttosto che cercare di dimenticarla, cerco di ricordarla ed analizzarla come meglio posso (ed è per questo che sto spendendo il tempo necessario per scriverla). Però questo al guardiano non l’ ho detto (ero molto stanco per mettermi a fare delle discussioni filosofiche). Invece gli ho detto che secondo me sarebbe stato meglio parlare di questo fatto, giusto perché tutti siano preparati nel caso che Jorge decidesse di tornare.
Lui mi ha guardato fisso negli occhi e mi ha detto che il fuoco l’ avrebbe avvertito nel caso che Jorge fosse tornato, e che lui sarebbe stato pronto ad intervenire. A questo punto io ho lasciato cadere l’ argomento ed il guardiano è andato via.
Dopo di che, come è normale (a dispetto di quello che ci aveva consigliato il guardiano) ci sono stati dei commenti: il Moreno non ha parlato (ma lui era il tipo che parla sempre poco e niente); L’ Alto ha detto di pensare che Jorge non era così forte e che non c’ era bisogno di aver paura di lui; A lui si è unito anche Fronte-alta. Non è facile parlare dopo che il pericolo è passato? Avrebbero dovuto nascondere anche il loro disagio se volevano farci credere che loro non avevano paura di Jorge: certamente non era paura fisica, ma spiritualmente non hanno avuto il coraggio di esprimere a testa alta quello che il loro modo di fare esprimeva in altri modi. Erano controllati da un’ energia più forte della loro, questo vale anche se uno non è disposto a credere che il “tridente” di Jorge era un incantesimo.
Io accorgendomi che il Giovane era ancora agitato, gli ho detto che anche se si rende conto che ha di fronte una persona che ha più conoscenza di lui, questo non significa che questa persona è più forte di lui. Quindi non c’ è bisogno di aver paura, anzi, si deve proprio evitare di aver paura, perché è proprio la paura a dargli il vantaggio che lo rende più forte.

     A questo punto, posso anche concludere questa storia con una precisazione che è dovuta per il rispetto del vero. La precisazione è che quando è accaduta questa storia, non ero fluente in Spagnolo, quindi, anche se riuscivo a capire abbastanza bene ed a farmi capire, ci sono state delle cose che non ho compreso in modo completo, ma solo aiutandomi dal contesto. Comunque, se le parole riportate non sono quelle esatte, ho cercato di attenermi il più possibile a quello che si voleva esprimere. I fatti sono ovviamente quelli che mi sono rimasti in mente, migliaia di particolari sono sfuggiti alla mia memoria. Ma questo è normale, e sarebbe solo da ipocriti non ammetterlo quando si sta raccontando una storia vera.
Inoltre, tante cose, come per esempio lo sguardo di Jorge, non possono essere descritte con parole, e possono solo essere immaginate da chi legge.